REVIEW PARTY | Recensione di “Incubo di famiglia” di Mikaela Bley

Buon pomeriggio a tutti, Fedeli Lettori!
Oggi, ho il piacere di partecipare al Review Party dedicato a “Incubo di famiglia” di Mikaela Bley, edito Newton Compton Editori.

Incubo di famiglia
Mikaela Bley

Prezzo: 10.00 €
Pagine: 380
Casa Editrice: Newton Compton Editori
Dove Acquistarlo: Amazon

È un giorno di metà agosto, quando la giornalista di cronaca nera Ellen Tamm lascia Stoccolma per tornare a casa della madre a Örelo.
Ha avuto un crollo psicologico dovuto al caso della piccola Lycke, una bambina scomparsa, che l’ha fatta sprofondare nell’abisso del suo passato traumatico. Quando aveva otto anni, sua sorella gemella, Elsa, è morta affogata, e i ricordi vaghi e sconnessi di quel giorno la tormentano. Giunta a casa trova una terribile notizia ad attenderla: in un paese vicino è stato ritrovato il corpo senza vita di una donna sconosciuta, picchiata a morte. Nessuno pare in grado di identificare la vittima o spiegare cosa ci facesse lì. Nonostante abbia un disperato bisogno di riposo, Ellen, incapace di dimenticare il suo ruolo di giornalista investigativa, decide di indagare. Inizia così a fare domande e prova a ottenere informazioni dagli agenti di polizia, senza grandi risultati. Più si addentra nel complicato intrigo di ciò che è accaduto, più si rende conto che l’idilliaca cittadina di provincia nasconde segreti. E alcuni dei più inconfessabili riguardano proprio Ellen e la sua famiglia.

Aspettavo questo secondo libro da tantissimo tempo. Da quando, quasi un anno fa, rimasi positivamente colpita da una giovane penna svedese al suo debutto letterario. Lo aspettavo da tanto, piena di entusiasmo. A conti fatti, forse un po’ troppo.

“Concentrandosi sulle sofferenze altrui, riusciva a distogliere l’attenzione dalle proprie e questo la faceva sentire meglio.”

Dopo il caso della piccola Lycke, qualcosa, dentro la giornalista Ellen Tamm, è andato in frantumi. Qualcosa è andato in mille pezzi, e, stavolta, raccattarli, è più difficile del solito. I ricordi tornano a galla, prepotenti e carichi di dolore. Torna a galla anche Elsa, la sua sorella gemella, morta annegata quando aveva solo otto anni. C’è un cratere, al centro dello stomaco di Ellen, e lei ha bisogno d’aiuto. Così, parte da Stoccolma e va a trovare sua madre a Örelo, in quella casa che pullula di ricordi dolenti. Sulla strada, però, si ferma per fare gasolio e, oltre al pieno, riceve una notizia terribile: in un paese lì vicino, è stato ritrovato il corpo senza vita di una giovane donna. Nonostante tutto, nonostante tutti i suoi tormenti interiori, Ellen non riesce a resistere e inizia a indagare, desiderosa di dare un volto e un’identità a quel corpo martoriato. Ellen scava a fondo e, quello che scopre, è un iceberg la cui punta ricopre oscuri, indicibili segreti.

“Benché sapeva che doveva starne alla larga, se ne sentiva attratta, dalla morte. Era come se la chiamasse a sé, o come se fosse una droga.”

E’ questo che succede, ad attendere un libro con troppo fervore: succede che le aspettative salgono, inesorabilmente, alle stelle, e che, nel momento in cui non scatta la scintilla, ci rimani un po’ male. Perché sì, stavolta, tra me e Mikaela Bley, non è andata nel migliore dei modi. Mi è mancato qualcosa, quel qualcosa che, come è accaduto per il suo libro d’esordio, riuscisse a coinvolgermi dall’inizio alla fine.

Non ho ritrovato quella freschezza che tanto mi aveva conquistata in Segreto di famiglia, anche se, felice di aver rincontrato una delle mie protagonisti femminili preferite, non me ne cruccio più che tanto. Nel complesso, una lettura in grado di intrattenere e a cui non chiedere troppo.

Come sempre, alla prossima e buone letture!

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