Recensione di “Fino alla fine del mondo” di Tommy Wallach

Buongiorno a tutti e buon lunedì, lettori!
Per iniziare al meglio la settimana, eccovi una recensione fresca fresca: oggi, si parla di “Fino alla fine del mondo” di Tommy Wallach.

4616-Sovra.inddTRAMA

L’asteroide Ardor ha il 66 per cento di probabilità di colpire la Terra, distruggendola. Potrebbe accadere entro due mesi. Potrebbe accadere sul serio. Due mesi è un tempo irrisorio oppure eterno. Dipende. Può essere impiegato per disperarsi oppure per commettere ogni sorta di nefandezza, oppure per ridefinire ciò che siamo, liberandoci dalle etichette che abbiamo lasciato che ci appiccicassero addosso. A Seattle quattro ragazzi stanno aspettando la fine del mondo. C’è lo sportivo, la puttana, lo sfigato, la studentessa brillante. Hanno due probabilità su tre che quei mesi siano l’ultima occasione per fare qualcosa che abbia un senso. Non per essere degli eroi e nemmeno per dimostrare niente a nessuno, ma solo per diventare se stessi, trasformando le proprie vite in qualcosa che abbia avuto senso vivere.

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Vorrei evitare di porvi questa domanda, perché so da me quanto risulterebbe banale, ma il fatto è che non riesco proprio a trattenermi: cosa fareste se ci fossero il 66,6% di probabilità che il mondo finisca in meno di due mesi? In una gara tra fede e paura, chi ne uscirebbe vincitrice?

tumblr_nyek3oXkdg1sndzdgo1_500E’ esattamente questa l’atmosfera che si respira all’interno del libro, in una Seattle, che, così come il resto del mondo, è intimidita da un asteroide che da qualche giorno minaccia di abbattersi sulla Terra sbriciolando ogni parvenza di vita. Il compito di aprire un varco in questa realtà e tenerci compagnia spetta a un gruppo di ragazzi che, a caldo, non potrebbe essere più disorganico di così: prima di tutto c’è Peter, fisico da atleta e animo da bravo ragazzo, pronto a mettere in pericolo se stesso per le persone a cui tiene. A questo proposito, credo che l’intento dell’autore fosse quello di farci affezionare a lui, cosa che, per me, è stata assolutamente inevitabile. Passiamo poi ad Anita, la quale, da sempre, è costretta a vivere sotto il tetto di un padre che, pur di vederla eccellere, non esita a tarparle le ali. Per lei, Ardor, potrebbe significare più che per chiunque altro. Ad Andy, sulle prime, non si darebbe un soldo di fiducia: il suo unico scopo nella vita sembra quello di passare le giornate sullo skate insieme al suo migliore amico, Bobo. Lui è, senza dubbio, il personaggio che più mi ha stupita positivamente. Sebbene non abbia condiviso molte delle scelte e degli atteggiamenti di Eliza, è innegabile che la sua sia una delle figure più interessanti, sempre pronta a nascondere la sua fragilità dietro l’obiettivo di una macchina fotografica.

“Domanda: come fai a guardare negli occhi la fine del mondo senza impazzire? Risposta: è impossibile. L’unica cosa logica era cercare di distrarsi il minimo indispensabile per spegnere il terrore.”

Il problema principale che ho riscontrato in questo libro è che, fin dalla trama, dà origine a una serie di premesse che, a conti fatti, non riesce a rispettare. In particolare, questa convinzione mi ha colpita una volta arrivata ai 2/3 del libro, quando, dopo il cospicuo aumento di aspettative e curiosità che l’autore ha creato intorno a determinate situazioni, le loro risoluzioni mi hanno lasciata a bocca asciutta, a chiedermi: “E quindi? Tutto qui?”

“Altro che giorni contati: in fin dei conti, tutto era contato. Vedevi un film e sapevi di vederlo per l’ultima volta, o la penultima, o la terzultima. Ogni bacio era un bacio in meno prima dell’ultimo.”

Lo stile di scrittura lo definirei passabile. Non è male, ma non è nemmeno uno di quei stili che ti fanno indugiare sulle parole con il desiderio di stampartele nella mente. Troppo spesso è risultato frettoloso e arido. Ma ciò che mi è davvero piaciuto è stato Ardor, l’aspirante asteroide killer: se non fosse stato per lui, il gruppo dei protagonisti, la “karass”, per citare Andy, sarebbe stato condannato a un futuro statico, dove tutto è già stato deciso a tavolino e in cui il cambiamento non è altro che una macchia sfocata al margine.
Non posso dire che sia il libro della vita, quel libro che raccomanderei caldamente a chiunque sia in cerca di un consiglio, ma è stata comunque una lettura abbastanza godibile che mi ha intrattenuta in questi giorni di festa, e dalla quale ho cercato rifugio tra un pranzo coi parenti e l’altro.

starsSCHEDA

Titolo: Fino alla fine del mondo
Autore: Tommy Wallach
Prezzo: Euro 17.00 (cartaceo)
Pagine: 388
Casa Editrice: Piemme

harryPer oggi è tutto, lettori!
Avete letto questo libro? Se sì, non esitate a farmi sapere cosa pensate.
Come sempre, vi do appuntamento alla prossima e vi auguro buone letture, questione di libri

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Irene De MarzoQuestioneDiLibriVirginia Leoni Recent comment authors

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Irene De Marzo
Ospite

Io ho finito per dargli quattro stelline, ho trovato che effettivamente fosse a tratti lento e lo sviluppo di alcune storylines mi ha lasciato un po’ perplessa, ma c’era qualche pensiero interessante e i protagonisti mi sembravano piuttosto ben costruiti.

QuestioneDiLibri
Ospite

Sì, credo che, in generale, la cosa che mi abbia disturbata di più sia proprio il fatto che diverse storylines fossero lasciate un po’ al caso, avrei sicuramente preferito saperne di più.

Irene De Marzo
Ospite

Sono d’accordo, infatti aveva sicuramente più potenziale di quanto effettivamente realizzato. Comunque una lettura piacevole.

Virginia Leoni
Ospite
Virginia Leoni

Lo voglio leggere da quando è uscito, ma la tua recensione mi ha un po’ smorzata… Che faccio? Baci

QuestioneDiLibri
Ospite

Secondo me, dovresti comunque dargli una possibilità.
Mi aspettavo qualcosa di più, ma comunque non lo ritengo un “NO”.
Sono curiosa di sapere cosa ne pensi. 🙂
Baci! <3

Virginia Leoni
Ospite
Virginia Leoni

Lo voglio leggere da quando è uscito… Ma la tua eversione mi ha un po’ smorzata. Che faccio?
Baci