Recensione de “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood

Buongiorno a tutti, carissimi lettori!
Oggi, arriva la recensione de “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood, edito Ponte alle Grazie. Ancora una volta, ringrazio la casa editrice per avermi permesso di leggere questa meraviglia.

TRAMA

In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un compito nella neonata Repubblica di Galaad: garantire una discendenza alla élite dominante. Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti, è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che dopo la catastrofe sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il successo di una ribellione. Mito, metafora e storia si fondono per sferrare una satira energica contro i regimi totalitari. Ma non solo: c’è anche la volontà di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una società meschinamente puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali, fonda la sua legge brutale sull’intreccio tra sessualità e politica. Quello che l’ancella racconta sta in un tempo di là da venire, ma interpella fortemente il presente.

È davvero stupefacente constatare a quante cose ci si può abituare, se c’è un compenso”.

Ci sono libri che non sono solo libri. Sono avventure, esperienze vere e proprie. Esperienze fatte di pagine e inchiostro e che, ogni tanto, fanno paura.

Spaventano come una realtà che è stata privata della luce, una realtà in cui è stato ripristinato l’assetto patriarcale, totalmente fondata sul controllo del corpo femminile. Donne silenziose, donne soggiogate, donne senza identità. Perché, dopotutto, a cosa ti serve, un’identità, quando non esisti? Quando non hai una voce? Quando il tuo corpo vale più della tua parola? Donne in rosso, donne sempre a capo chino, donne senza un posto nel mondo, se non quello che, attraverso assurdi episodi di stupro assistito, le vede genitrici della prole del futuro, quella prole da consegnare alle famiglie più abbienti, quelle al potere.

“Mi dispiace che ci sia tanto dolore in questa storia. Mi dispiace che sia a frammenti, come un corpo preso in un fuoco incrociato o smembrato a forza. Ma non c’è nulla che possa fare per cambiarla.”

Lunghe vesti scarlatte; bianche alette ai lati del capo per arginare lo sguardo; asettiche figure prive di scelte e di diritti: la storia di Difred è quella di decine di altre donne nella Repubblica di Galaad, ex Stati Uniti d’America, all’indomani dell’insurrezione di un aspro regime totalitarista. Allungando lo sguardo, le possiamo scorgere, due alla volta, col cestino in mano, mentre svolgono commissioni e bisbigliano parole fredde e distaccate. Passo lento e cadenzato, occhi bassi, diligenti sagome in rosso spogliate di piaceri e desideri. Ubbidiscono ai loro Comandanti e alle loro Mogli. Perché così deve essere, perché non hanno scelta. Questo, o le Colonie, tomba di ogni più flebile speranza. Nonostante tutto, però, Difred spera. Lo deve alla sua bambina, strappatale letteralmente di mano, e all’uomo che ama e che, probabilmente, non toccherà mai più. Spera in una luce lontana, intermittente, difficile da riconoscere, ma, allo stesso tempo, impossibile da reprimere del tutto.

Ci sono libri di cui, una volta letti, nonostante quanto ci si provi, non ci libereremo mai. Il racconto dell’ancella è, nel bene e nel male, uno di questi.

SCHEDA

Titolo: Il racconto dell’ancella
Autore: Margaret Atwood
Pagine: 400
Prezzo: Euro 15.00
Casa Editrice: Ponte alle Grazie

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Spero di avervi, in qualche modo, incuriositi, così da spingervi a leggere uno dei libri più belli in cui mi sia mai imbattuta.
Alla prossima e buone letture, 

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