Recensione de “Le cose che restano” di Jenny Offill.

Buongiorno a tutti e buon lunedì, cari lettori!
Oggi, vi lascio la mia recensione de “Le cose che restano” di Jenny Offill. Prima di tutto, però, ci tengo a ringraziare la casa editrice NN Editore per la copia in omaggio.

jenny-offill-le-cose-che-restanoTRAMA

Grace ha otto anni e cresce circondata da personaggi stravaganti: un padre scienziato, che legge la costituzione all’insegnante di Grace e una madre che le insegna i linguaggi cifrati, la storia dell’universo, i trucchi dei detective e la porta a nuotare nel lago a tarda notte. Più una baby-sitter, Edgar, che ha la barba, e il nonno che parla otto lingue. Quando la famiglia di Grace inizia a cadere a pezzi lei si rifugia nella sua immaginazione. Finché un giorno la polizia trova una macchina, con la madre all’interno, sul fondo del lago. Grace dovrà fare i conti con la realtà dei fatti per ritrovare la speranza e la poesia. Le cose che restano è stato scelto come “notable book” dell’anno dal New York Times e finalista per il Los Angeles Times First Book Award.

recensione

In questo suo libro d’esordio, Jenny Offill ci racconta la storia di Grace, sveglia e vivace bambina di otto anni, e della sua famiglia: da una parte troviamo Anna, sua madre, una donna eccentrica e decisamente bizzarra, sempre piena di storie e leggende africane, e con una vena di follia, a tratti, decisamente marcata. Dall’altra parte, invece, abbiamo Jonathan, un uomo di scienza con i piedi ben ancorati a terra, professore di chimica prima e, successivamente, conduttore di un programma scientifico indirizzato ai più giovani. La vita della piccola Grace trascorre così, in mezzo a due fuochi, i quali, sebbene si amino molto, sono animati da ideali e convinzioni indiscutibilmente differenti. Forse, fin troppo.

«Quando qualcuno muore, la sua anima vola in cielo e diventa una stella» dissi all’uccello.
Mio padre si voltò per guardarmi. L’uccello tubava piano nel buio. «Te l’ha detto mamma?» chiese.
«Lo sanno tutti» dissi. «Tutti tranne te»

10e0645e2293840f6c2cfb175999ed8fL’idea che ci facciamo di un libro, prima ancora di leggerlo, non rispecchia quasi mai quella che si rivela essere la realtà dei fatti. A volte, capita di sentirsi attratti da un romanzo così, a pelle, senza saperne bene il perché, mossi solamente da un’unica consapevolezza: quella di doverlo leggere il prima possibile. In sostanza, questo è ciò che mi è successo con Le cose che restano, anche se, essendo completamente onesta, devo ammettere che questa mia sensazione è stata alimentata dai numerosi giudizi più che positivi in cui continuavo a imbattermi e che non hanno fatto altro che aumentare le mie aspettative, aspettative che sono miseramente crollate a poche pagine dall’inizio del libro. Fin da subito, infatti, mi è risultato a dir poco difficile apprezzare sia la storia in sé che lo stile di scrittura dell’autrice. I personaggi, anche a causa di una narrazione che, personalmente, ho trovato, in alcuni casi, eccessivamente fantasiosa e forzata, mi sono sembrati talmente improbabili da essere al limite dell’inverosimile. Non sono riuscita a legarmi a loro, alle loro vicende, né tantomeno alle loro particolari nature. La proverbiale scintilla non è scattata e, andando avanti con la lettura, sono rimasta completamente al buio.

“Ci mettemmo in macchina in camicia da notte, dirette al lago. Fuori c’era silenzio. Solo gli alberi e la notte scura tutt’intorno. Sulla sponda, mia madre si spogliò e si tuffò. La bocca del lago si richiuse su di lei. Io avevo paura ma non piansi. Sst, la sentii dire. Non dire una parola.”

Ho faticato tantissimo per portare avanti la lettura e riuscire ad arrivare al termine, tanto che, una volta raggiunta la tanto agognata ultima pagina, ho letteralmente tirato un sospiro di sollievo. Insomma, non è il massimo.

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SCHEDA

Titolo: Le cose che restano
Autore: Jenny Offill
Prezzo: Euro 17.00
Pagine: 240
Casa Editrice: NN Editore

[Link diretto alla casa editrice: AMAZON!]

harry

Alla prossima e buone letture, Clarissa

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